In questi giorni in cui stiamo seguendo con passione le Olimpiadi di Parigi 2024, quanti sentimenti, quante emozioni e quanta adrenalina viene espressa tra lacrime di gioia e tante altre di delusione. Lo sport è vita e, come tale, si presenta a noi con quella doppia faccia che non sa nascondere il cuore, le passioni, i sogni, gli obiettivi raggiunti e tanti altri delusi e disillusi. Ma c’è un’importante pensiero ricorrente; ed è quello del salire sul podio della vita, mentre dall’altra parte ci si rifugia nella cultura del saper perdere. Ma siamo preparati a questa forma di delusione in un mondo che a perdere non ci sta nessuno? E invece è proprio lì che devi dimostrare a te stesso, che hai bisogno di rialzarti dopo una caduta cocente e rovinosa quanto vuoi, ma devi rialzarti e non lasciarti andare con totale sfiducia, senza ritentare, riprenderti, fartene una ragione. Certo, quell’antico pensiero decubertiano – “Importante è partecipare non vincere” – è qualcosa di anacronistico e depositato negli annali della storia dello sport che rispolvera pagine scolorite dal tempo, le quali non possono essere attuate ai giorni nostri. Tuttavia, ci chiediamo quanto talora sia vero non arrivare al successo e farne comunque un’esperienza formativa, di maturazione personale, di vita. Sono lacrime di delusione che nascono da una sconfitta personale talora difficile da digerire, da superare dopo i sacrifici, lo sforzo, le rinunce fatte per prepararsi bene alla competizione ed essere in grado di raggiungere l’obiettivo prefissato. Non è facile, ma è lì che dimostri la tua forza, vorrei quasi dire che sia come e ancor di più di quella che nasce da una vittoria. Vincere è bello, ma perdere ti costruisce dall’interno dell’anima, ti fa rendere conto quanto la fatica stia proprio nell’accettare ciò che in quel momento non sei riuscito a fare. Lo sport è anche questo. La vita è anche questa. Vincere ti carica di autostima. Perdere è una cultura che ti forma alla vita e ti fa capire quanto poi sia bello vincere, dando quel gusto che può avere soltanto chi prima era caduto e poi si è rialzato con dignità.
Salvino Cavallaro